Hein Christoph - 1982 - L'amico estraneo by Hein Christoph

Hein Christoph - 1982 - L'amico estraneo by Hein Christoph

autore:Hein Christoph [Hein Christoph]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Literary
ISBN: 9788866325338
Google: RCSNDwAAQBAJ
Amazon: 8866325333
editore: E/O
pubblicato: 2014-10-01T22:00:00+00:00


CAPITOLO NONO

A metà ottobre andai a G. Avevo due giorni liberi che non volevo passare a Berlino.

Il viaggio fu una sorpresa anche per me. Il giorno prima, mercoledì, telefonai all’unico hotel di G. e riuscii a trovare ancora una camera per una notte.

Non so perché volessi andare a G. Vi ho trascorso l’infanzia. I miei genitori si trasferirono quando avevo quattordici anni. Da allora non ero più stata in quella città.

Telefonai a Henry al lavoro e gli dissi che prendevo due giorni di vacanza. Chiese se poteva venire anche lui. Gli risposi che per me era come un viaggio nel passato, per cui si sarebbe annoiato. Due ore dopo lo richiamai e gli dissi che mi avrebbe fatto piacere se fosse venuto. Rise e domandò se temevo di risvegliare i fantasmi del passato o cos’altro aveva prodotto il mio cambiamento d’idea. Dissi che non avevo riflettuto a tutto ciò e che per la verità non avevo alcun motivo di andare a G. E se avevo paura di qualcosa era solo di annoiarmi per due giorni in un buco al quale non mi legava assolutamente nulla. Mi consigliò di andare in una qualsiasi altra città, tranne che a G. Accennò a un itinerario imprudente, indietro nel tempo, in un passato superato, osservando che non mi sarebbe servito a niente. Dissi che volevo soltanto vedere, verificare i mei ricordi e basta.

Ci demmo appuntamento per colazione.

La mattina dopo partimmo verso le nove. Andammo con la macchina di Henry. Durante il viaggio mi chiese di raccontargli qualcosa di G. e della mia infanzia. Gli descrissi la città, la nostra casa. Parlai dei miei genitori e di mia sorella, della scuola, della piccola aula, di amicizie, d’amore e dei segreti infiniti.

Henry e io ridemmo molto durante il tragitto e l’idea improvvisa di ritornare nella mia città natale ora non mi appariva più tanto strana da richiedere una spiegazione come qualche ora prima.

Quando arrivammo e attraversammo G. sentii crescere un senso d’angoscia. Parlavo molto per distrarmi. Dissi a Henry in che direzione doveva andare per raggiungere l’hotel. Poiché i miei ricordi erano confusi ci volle un po’ di tempo prima di arrivare all’Ancora d’Oro.

Alla reception dovemmo attendere l’arrivo di una ragazza dalla cucina. Era grassa, diffidente e rispondeva a monosillabi. Henry riuscì ad avere una camera singola, una a due letti non era disponibile. Mentre riempivamo i moduli per la registrazione la ragazza ci squadrò con insistenza. Poi ci dette le chiavi e indicò un cartello con gli orari dei pasti. Lesse i nostri moduli; dopo prese un librone e vi riportò i nomi e gli indirizzi.

Mi ero già avviata alle scale quando ebbi l’idea di chiederle informazioni sugli altri ospiti. Non mi capì e dovetti spiegarle il perché della domanda. Poi disse: è gente che viaggia per motivi di lavoro e cose del genere. Persone come lei.

Le chiesi di poter guardare il registro delle presenze. Mi guardò meravigliata, richiuse in silenzio il registro e lo ripose in un cassetto. Posò le mani sul ripiano, due



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